L'associazione riminese EducAid ha da poco concluso un progetto biennale dedicato all'inclusione sociale di minori con disabilità nel sud della Serbia. Il primo passo è stata la completa abolizione degli istituti attraverso il sostegno alle famiglie, la promozione all'affido e all'adozione e l'attivazione di centri e servizi.
La Serbia si trova da circa vent’anni al centro della politica internazionale europea: prima a causa della indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Macedonia dalla Federazione Jugoslava a cui seguirono guerre civili, e in seguito per via della questione dell’indipendenza del Kosovo, ancora non risolta, e che costituisce il vero ostacolo per l’accesso all’Unione Europea.
Dopo la guerra, la Serbia ha affrontato il periodo della ricostruzione e dello sviluppo. Nonostante le questioni politiche internazionali, il Paese è stato capace di attrarre investitori stranieri, in particolar modo italiani, che grazie a condizioni fiscali e salariali vantaggiose hanno trasferito in Serbia l’attività produttiva. Parallelamente al piano per la crescita economica, il Paese sta affrontando le riforme anche di altri settori, in vista di un adeguamento alle normative europee. Da questa spinta riformatrice è iniziata la collaborazione tra il Ministero per il Lavoro e le Politiche Sociali Serbo e il Ministero degli Affari Esteri Italiano, il quale ha finanziato un intervento finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita delle persone con disabilità nell’intero Paese, affidando a UNICEF una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale e a EducAid un progetto pilota operativo in una regione particolarmente depressa.
L’intervento di EducAid ha avuto dunque la finalità di creare alternative all’istituto per minori con disabilità mentale e fisica medio/grave e di favorirne l’inserimento nella società. La disabilità in Serbia era generalmente vissuta come uno stigma difficile da accettare e superare e veniva dunque nascosta e rifiutata, rinchiusa in istituti lontano dalla vita urbana e dalle coscienze. Nel corso dell’ultimo decennio gli istituti Serbi per persone con disabilità sono stati monitorati da esperti internazionali che ne hanno spesso denunciato la precarietà delle condizioni e talvolta l’inumanità dei trattamenti. Tutto il sistema dei servizi risultava dunque poco sviluppato, dalla fase prenatale ai servizi dedicati alle famiglie e ai minori lungo tutto l’arco della loro esistenza.
In questo contesto, EducAid ha lavorato per la completa abolizione degli istituti in quanto realtà totalitarie. La proposta elaborata durante il lavoro sul territorio di Niš e Aleksinac si è concretizzata in tre interventi: sostegno alle famiglie biologiche, promozione dell’affido e dell’adozione, attivazione di centri polifunzionali e multiservizi creati attraverso la riorganizzazione e ristrutturazione di vecchi istituti per orfani. EducAid ha formato gli operatori sociali delle strutture coinvolte nel processo di deistituzionalizzazione, il capitale umano per poter affrontare il cambiamento di strategia nel trattamento della disabilità e soprattutto la mentalità. Particolare attenzione è stata prestata per le attività associazionistiche di genitori di persone con disabilità e di volontari, fornendo loro un supporto mirato a rilanciarne il ruolo di protagonisti nel tessuto sociale attorno ai disabili. Nel corso del progetto sono state inoltre realizzati strumenti per il lavoro degli stessi operatori e volontari (manuali e video didattici) e una conferenza dedicata a tutti gli operatori del settore, anche a livello universitario.
Attraverso il suo operato, EducAid si è fatto portatore del senso del lavoro sulla disabilità elaborato in Italia e in particolar modo nella Regione Emilia Romagna nel corso degli ultimi tre decenni. L’impostazione di tutta l’attività intrapresa è stata basata sull’approccio inclusivo del lavoro con persone con disabilità. Per i minori coinvolti è stato predisposto un progetto educativo individualizzato di socializzazione, inserimento e integrazione sociale che ha visto coinvolti attivamente i centri polifunzionali, i servizi sociali, territoriali e i centri per l’affido. In questo lavoro EducAid ha coinvolto anche attori del nostro territorio quali l’Università di Bologna e la cooperativa sociale Il Millepiedi.
Emilio Urbinati
Articolo pubblicato su Rimini Social 2.0 | INTERNAZIONALE | 12 giugno 2013 |