Paese: Palestina, Gerusalemme Est, campo profughi di Shufat

Finanziatore: AICS

Periodo: 1 agosto 2016 – 28 febbraio 2017

Area tematica: Protezione di rifugiati e sfollati

Partner locali: Popular Committee Services for Shu’fat camp (PCSH); Palestinian Child Center (CC); al Rowwad

Partner italiani: Overseas

Obiettivo generale: Contribuire al rafforzamento delle capacità di risposta alle crisi da parte della popolazione rifugiata palestinese a Gerusalemme Est

Obiettivo specifico: Sostenere i meccanismi di protezione e le capacità resilienti della popolazione palestinese, in particolare i minori e le loro famiglie, residenti nel campo profughi di Shu'fat

Beneficiari: Rifugiati presso il campo profughi di Shufat, persone con disabilità, persone a rischio di sfollamento

Sintesi di progetto:

La costante crisi palestinese dovuta dalla continua occupazione dei territori esercitata dalla potenza israeliana comporta notevoli livelli di vulnerabilità della popolazione locale, che viene sistematicamente privata dal godimento dei principali diritti umani, quali quello alla vita, libertà e sicurezza. Buona parte della popolazione necessita della protezione minima ed è costretta a dipendere dagli aiuti umanitari per poter usufruire dei servizi e risorse energetiche, idriche e via discorrendo; inoltre, essa dispone di mezzi di sussistenza precari, messi in continuo pericolo dagli abusi esercitati dalla potenza occupante dalle basse capacità di mitigazione, prevenzione e risposta. Sono circa 2.3 milioni le persone, fra cui 1.2 milioni rifugiati, che ad oggi necessitano di assistenza umanitaria e di un meccanismo efficace di protezione, secondo i dati HRP 2016. A tal riguardo, la recente escalation di violenze perpetrata dalle truppe israeliane, ha colpito in prevalenza Gerusalemme Est, rendendo i quartieri più marginali maggiormente esposti alle politiche di segregazione delle autorità occupanti, le quali mirano a ridurre i servizi, isolando i quartieri arabi e il campo Shu’fat verso una progressiva annessione a West Bank. Tale contesto di violenza non risparmia neppure i minori: secondo i dati del PCHR (Palestinian Center for Human Rights), dal 2015 ad oggi, ne sono stati arrestati 163, uccisi 5 e feriti 200. Inoltre, secondo i dati dell’UNESCO, un numero compreso fra i 2800 e 25000 bambini non hanno accesso all’educazione. A tal riguardo, va precisato come sia impossibile, allo stato attuale disporre di cifre più dettagliate e ufficiali, a causa dell’alto numero di bambini non ancora registrati come residenti a Gerusalemme Est.

Il presente intervento, dunque, si propone di: rafforzare le capacità di prevenzione e risposta alle crisi della popolazione vulnerabile del campo profughi di Shu’fat, mediante la fornitura di servizi essenziali di Wash e supporto psicosociale rivolti ai minori e alle famiglie rifugiate in cui sono costrette a vivere; costruzione e riabilitazione di almeno 300 metri di impianti fognari, a causa   dell’obsolescenza di quelli preesistenti; installazione di almeno 300 metri di impianti per il deflusso delle acque piovane, necessari per il drenaggio delle stesse; raccoglimento e conseguente utilizzo di almeno 200000 litri di acque piovane per i bisogni idrici della scuola; partecipazione di almeno 20 insegnanti, 15 donne e 5 uomini, ad attività di formazione, che avranno migliorato le proprie competenze in materia di supporto psicosociale e risposta al trauma; partecipazione di almeno 200 minori, di cui 60% femmine, ad attività di supporto psicosociale; almeno 300 minori, di cui 60% femmine,  beneficeranno di una maggiore offerta di materiale didattico e nuove metodologie di apprendimento; almeno 70 bambini maschi beneficeranno di attività extrascolastiche e programmi di apprendimento alternativi, al fine di evitare futuri abbandoni scolastici e comportamenti aggressivi, molto frequenti fra gli abitanti di sesso maschile del campo; rafforzamento dei meccanismi di protezione per gli abitanti di Shu’fat attraverso l’elaborazione di una strategia di Advocacy a difesa dei diritti della popolazione di Gerusalemme Est residente al di là della barriera di separazione; infine, miglioramento dell’accesso  ai servizi educativi e sanitari per i gruppi vulnerabili nelle tre scuole del campo, mediante i principi dell’Universal Design.