EducAid è una ong riminese impegnata nella cooperazione internazionale. In Palestina dal 2002, EducAid ha cercato di promuovere lo sviluppo di competenze educative nelle associazioni ed istituzioni palestinesi attraverso corsi di formazione nella Striscia di Gaza e in West Bank. Inoltre è attiva nei campi profughi e nelle zone più difficili con il Ludobus, ludoteca itinerante attrezzata con i giochi realizzati dagli stessi ragazzi dei campi profughi
Rimini Social 2.0 | NAZIONALE | 20 febbraio 2013 |
Diario del Ludobus
Il Ludobus sta per ripartire, lasciamo Gerusalemme per metterci alla guida verso Betlemme. Sulla nostra auto campeggia la bandiera dell’Unione Europea e un adesivo con il nome della nostra organizzazione in inglese e in arabo. Nelle strette e selvaggiamente trafficate vie del quartiere di Silwan procediamo a passo d’uomo. Un bambino si avvicina e tenta un saluto: “Shalom”. Non rispondiamo. Riprova, questa volta in arabo: “Salam aleykum”. Al nostro “aleykum salam”, il bambino si gira tranquillo verso gli amici per confermare la sua intuizione: “Mish Yawd!”, “non sono ebrei!”. Nelle ultime settimane molti colleghi stranieri, che lavorano con ONG, si sono dovuti far spesso “identificare come non Israeliani”, indossando Khufieh o cercando di rispolverare un po’ di arabo, per evitare aggressioni fisiche e verbali che negli ultimi tempi è facile subire a Silwan e nei quartieri arabi vicini.
Silwan si stende ai piedi della città vecchia di Gerusalemme, a ridosso delle mura che fortificano la città. Storicamente quartiere arabo, si trova nella parte orientale della capitale contesa, dal 1967 occupata dall'esercito israeliano, nella quale vive tuttora la stragrande maggioranza dei palestinesi residenti nella città.
Negli ultimi anni, Silwan ha conosciuto la nascita e lo sviluppo di numerosi insediamenti israeliani grazie all'espropriazione e all'occupazione delle abitazioni dei cittadini arabi del quartiere. Per i 300 coloni – su un totale di 4000 abitanti – che tra queste mura vivono asserragliati, il fondamentalismo religioso, la spregiudicata politica di un governo che finanzia l'occupazione di Gerusalemme est, in nome di una progressiva “giudeizzazione” della città santa, e l'abuso della storia millenaria di quest'area, attraverso discusse costruzioni come la cittadella archeologica di David, si mescolano e si traducono in una normalità fatta di camionette blindate per accompagnare i figli a scuola, di soldati che li scortano per andare al lavoro, di sicurezza privata che li accompagna a fare la spesa.
In questo quadro si inserisce la presenza e il lavoro di EducAid che, dal 2010, propone a Gerusalemme est e nei campi profughi attività di Ludobus, mezzo itinerante che, attraverso il gioco libero, si propone di sviluppare nei bambini e in tutta la comunità un pensiero autonomo e critico. A Silwan il gioco libero diviene strumento per condividere uno spazio pubblico segnato da divisioni.
Oggi l’attività è andata molto bene: tantissimi bambini sono scesi nelle strade per giocare, seppur in uno spazio davvero esiguo. Le mamme ne controllano ogni movimento, ma non osano unirsi al gioco. Gli anziani ci affiancano nel seguire i bambini più aggressivi, e gli educatori del quartiere anche questa volta s'impegnano nel delicato lavoro di mediazione fra i bambini e gli educatori del Ludobus “straniero”, che arriva da due quartieri più in là. Ad un tratto si alza un brusìo rabbioso, i bambini iniziano a fare gesti di scherno e di provocazione, alcuni si allontanano dai giochi, fra gli adulti cresce la tensione fatta di rabbia e responsabilità. A pochi metri, quattro soldati stanno scortando un colono che rientra a casa. Avrà meno di 40 anni: non sembra spaventato, ma piuttosto quasi divertito da quell’accoglienza poco rassicurante. I bambini ci raccontano che una casa di fronte allo spiazzo in cui stiamo giocando è stata occupata nel 2002, mentre poco più in basso dal 2004 si è insediata una nuova colonia.
Nell’ultimo mese sono frequentissimi gli scontri fra polizia, esercito e abitanti palestinesi di Silwan, spesso sono i giovanissimi ad essere i più coinvolti. Gli adulti e gli educatori placano i bambini e li riconducono ai giochi. Proprio ieri, probabilmente per un “gioco” simile a questo, un dodicenne è stato arrestato poco distante da dove siamo noi. In Israele si è maggiorenni a 18 anni, ma i palestinesi, per un ordine militare, sono considerati maggiorenni a 16. Inoltre, due ordinanze militari speciali (la 1644 e la 132) sanciscono che i bambini palestinesi arrestati per “motivi politici” a 12 anni siano considerati “delinquenti minorili” e sottoposti a giudizio che li equipara a un adulto.
Questa volta i bambini non reagiscono. Molti restano immersi nel gioco senza curarsi troppo dell’ingresso in casa del colono. Dopo poco i soldati vanno via: si torna alla normalità.
La tensione del momento viene così subito rimossa, lasciando spazio solo alla domanda che accomuna noi stranieri e i palestinesi stranieri a Silwan: “come si può vivere così?” Come si può scegliere di vivere qui, occupando un luogo che ti diviene irrimediabilmente ostile? Come si può immaginare di far crescere i propri figli in questo contesto? E soprattutto: cosa si può insegnare ai propri figli, come educarli, come spiegare loro perché un intero quartiere ti insulta e ti tira pietre quando passi? La risposta dei coloni è semplice: «gli arabi sono malvagi, ci odiano, ci vogliono vedere tutti morti, ecco perché siamo qui, per resistere, perché è nostro diritto esserci».
E noi, perché siamo qui? Perché lavoriamo a Silwan, a Shu'fat, nei campi profughi che costeggiano il Muro israeliano?
Siamo qui per proporre alternative. Siamo qui per provare a riappropriarci tutti degli spazi pubblici e per questo di tutti. Siamo qui per giocare, ma per farlo seriamente.
di Valerio Baldissara
Questo racconto è estratto dalla pubblicazione "Riflessioni su un LUDOBUS in Palestina. Testimonianze e riflessioni nate all’interno del progetto "IN GIOCO CONTRO IL MURO", finanziato dalla Regione Emilia Romagna all'interno del bando previsto dalla L.12/2002 insieme ai Comuni di Rimini, Riccione, Ravenna e Provincia di Rimini.
La pubblicazione intera la potete trovare sulla libreria elettronica di EducAid